Una realtà tridimensionale parallela esistente in internet, a cui si accede grazie a particolari strumenti (come occhiali o strumenti audiovisivi), uno spazio virtuale collettivo condiviso, basato sull’interazione e creato dalla convergenza della realtà fisica e della realtà digitale potenziata virtualmente. Qualcosa che integra tra loro diverse tecnologie: la realtà virtuale (VR), la realtà aumentata (AR), la realtà mista (MR) e la realtà estesa (XR). Che impiega l'intelligenza artificiale e che, in sanità, va ben oltre la “semplice” telemedicina. E apre scenari oggi ancora non facili de immaginare, ma da intuire sì. Anche perché è già utilizzata.
Un esempio è l'applicazione per la prevenzione dell'asma (AHA), sviluppata negli Stati Uniti, progettata per condurre ricerche sanitarie su larga scala e fornire il monitoraggio in tempo reale dell'inquinamento atmosferico; sulla base dei dati del diario elettronico dell'asma dei pazienti combinati con quelli atmosferici, l'applicazione può prevedere attacchi acuti di asma, contribuendo alla prevenzione primaria e secondaria della malattia. Altro esempio è la creazione di veri e propri ospedali nel metaverso, come l’Hospital Alfa nella città del virtuale Aimedis Health City, in cui medici e pazienti di diverse origini e nazionalità si incontrano e interagiscono.
Ancora: a Lisbona, all’Unità senologica della Fondazione Champalimaud, il chirurgo portoghese Pedro Gouveia e il suo collega spagnolo Rogelio Andrés-Luna, grazie al metaverso hanno condotto un’operazione come se i due chirurghi si trovassero nella stessa sala operatoria nonostante fossero a 900 chilometri di distanza. Gouveia indossava occhiali speciali per la realtà aumentata, cosicchè non solo poteva vedere la paziente di fronte a se' ma poteva anche disporre delle immagini diagnostiche e delle informazioni cliniche riguardanti la paziente, che venivano proiettate sulle lenti. Insomma, si preannuncia quella che, come dice Massimo Massetti, direttore dell'Unità di Cardiochirurgia al Policlinico Gemelli di Roma, sarà probabilmente la terza “rivoluzione” di internet dopo la posta elettronica e i social network.
Non per nulla il metaverso è stato dunque uno tra i protagonisti della quarantesima edizione di “Conoscere e curare il cuore” il congresso promosso dalla Fondazione Centro Lotta contro l’infarto che quest'anno si è tenuto dal 16 al 19 marzo alla Fortezza da Basso di Firenze.
Non l'unico ovviamente.
La morte improvvisa. Una questione importante, ancora aperta, che non di rado colpisce giovani e atleti. «Le ragioni dell’arresto cardiaco in questa tipologia di pazienti - conferma Francesco Prati, presidente della Fondazione Centro per la lotta contro l’infarto - rappresentano tutt’ora un argomento di dibattito», la cui prevenzione «ha un ruolo centrale nei percorsi di prevenzione secondaria nei soggetti con cardiopatia ischemica». È opinione diffusa che la causa delle aritmie spesso fatali sia una instabilizzazione della placca aterosclerotica. Tuttavia «studi recenti hanno messo in discussione questo aspetto fisiopatologico – osserva Prati - ponendo l’accento su altre cause delle aritmie ventricolari, come causa dell’arresto cardiaco». Insomma, il meccanismo dell’aritmia fatale spesso non è riconducibile alla chiusura improvvisa di un ramo coronarico, ma a un meccanismo diverso. Per esempio, un recente studio condotto su 600 persone decedute per morte improvvisa ha trovato che il 78% dei soggetti aveva un cuore con peso aumentato rispetto ai valori normali ed il 93% presentava segni di fibrosi. L’instabilizzazione di placca era presente in meno della metà dei casi e la rottura di placca o l’erosione si verificavano più spesso nei soggetti con morte improvvisa da attività fisica.
Aria, suono e luce possono minacciare il cuore. L'inquinamento atmosferico è la quarta causa mondiale di morbidità e mortalità e, in particolare, più del 50% di questi decessi può essere attribuito a malattie cardiovascolari (Cvd). Tra i diversi componenti dell'inquinamento atmosferico, il particolato con diametro aerodinamico di 2,5 μm (PM2.5) è quello con la più forte associazione con malattie cardiovascolari. L'inquinamento acustico può entrare in sinergia con l'inquinamento atmosferico nel mediare un aumento del rischio di aterosclerosi e Cvd, mentre il rumore del traffico può attivare una reazione di risposta a catena allo stress che coinvolge l'ipotalamo, il sistema limbico e il sistema nervoso autonomo che porta a un aumento della frequenza cardiaca e dei livelli di ormoni dello stress, una maggiore reattività piastrinica, infiammazione vascolare e stress ossidativo. L’inquinamento luminoso notturno, tramite l’alterazione della secrezione di melatonina, è associato ad alterazioni del ritmo circadiano e del ciclo sonno-veglia che a loro volta sono sono associati a un aumentato rischio di sviluppare tumori, disturbi psichiatrici, sindrome metabolica e ipertensione.
L’alimentazione: pochi grassi, dieta mediterranea, meno sodio e più potassio per ridurre il rischio cardiovascolare. Da tempo la comunità scientifica internazionale è concorde sul fatto che una dieta povera di grassi sia effettivamente in grado di apportare dei benefici alla salute cardiovascolare e non solo. Per dieta a basso contenuto di grassi gli esperti intendono un regime alimentare dove le calorie medie assimilate giornalmente sono composte da non più del 30% di grassi. Alcuni però consigliano di mantenersi intorno a una media del 10-15%, altri di non superare il 7-10%.
Quanto alla dieta mediterranea, lo studio spagnolo PREDIMED ha incluso 7.447 partecipanti ad alto rischio cardiovascolare assegnati a tre tipi di dieta: una dieta mediterranea integrata con olio extravergine di oliva, un'altra integrata con noci miste e una dieta di controllo. Lo studio è stato interrotto prematuramente dopo meno di cinque anni seguendo le regole di interruzione stabilite a priori nel protocollo poiché l'incidenza di eventi cardiovascolari (infarto miocardico, ictus o morte cardiovascolare) nei gruppi dieta mediterranea è stata ridotta del 30% rispetto alla dieta di controllo. Tuttavia, nonostante studi epidemiologici e meccanicistici mostrino risultati simili, non esistono prove da studi clinici su larga scala e a lungo termine sull'efficacia della dieta mediterranea sulla prevenzione cardiovascolare secondaria. Numerosi e ampi studi hanno invece dimostrato che un elevato consumo alimentare di sodio è tra le principali cause di aumento dei valori di pressione arteriosa e costituisce uno tra i più importanti fattori di rischio legati alla dieta che favorisce la comparsa di eventi cardiovascolari. Cosicchè le principali Società scientifiche internazionali e l'Organizzazione mondiale della sanità raccomandano una riduzione del contenuto di sale nella dieta, mantenendola sotto i 5 grammi al giorno, senza sostanziali differenze tra chi la pressione alta e chi no. Un aumento del contenuto di potassio nell'alimentazione ha un effetto favorevole su diversi fattori di rischio e sulle malattie cardiovascolari e per questo motivo le linee guida internazionali raccomandano un aumento del consumo regolare di verdura e frutta fresca proprio allo scopo di aumentare il contenuto di potassio nella dieta, anche in considerazione dello scarso apporto alimentare di potassio nella popolazione generale. L’analisi di diverse coorti di adulti sani ha dimostrato che un incremento del consumo quotidiano di sale pari a 1 grammo di sodio corrisponde a un aumento del 18 % di eventi cardiovascolari mentre un aumento del consumo di potassio di 1 grammo si associa a una riduzione degli eventi cardiovascolari del 18
Donne e cuore. L’ipertensione arteriosa in gravidanza è una che interessa circa il 10% delle donne gravide. Comprende sia l’ipertensione cronica diagnosticata prima della gravidanza sia quella correlata alla gravidanza stessa. Se non correttamente diagnosticata e trattata, può determinare conseguenze gravi sia per la donna sia per il bambino.
Come osserva Eloisa Arbustini, Centre for Inherited Cardiovascular Diseases – Foundation University Hospital Policlinico San Matteo di Pavia, negli ultimi anni, la sindrome di takotsubo (Tts) è emersa come un’importante causa di danno miocardico acuto reversibile determinata da una transitoria disfunzione ventricolare sinistra con distribuzione segmentaria. La sua prevalenza è attualmente stimata intorno all'1-3% di tutte le sindromi coronariche acute (Sca) con le quali condivide caratteristiche comuni come i sintomi iniziali di presentazione, le alterazioni elettrocardiografiche e il rialzo degli enzimi di miocardionecrosi. A differenza delle Sca e delle cardiomiopatie, la Tts è generalmente caratterizzata da un’alterazione temporanea della funzione sistolica del ventricolo sinistro con un recupero completo entro tre settimane. Dai dati di letteratura circa il 90% dei pazienti affetti sono donne e l’80% ha un’età superiore ai 50 anni. Le donne di età superiore ai 55 anni hanno un rischio dieci volte maggiore di sviluppare la Tts rispetto agli uomini. Nonostante ciò, la Tts non è da considerare una malattia di genere, tanto che negli ultimi anni si è registrato un aumento dei casi nei maschi, nei quali più spesso l’esordio è associato a un trigger fisico. Infatti, un tratto distintivo della Tts è la sua associazione con un evento stressante precedente.